mercoledì 26 dicembre 2018

CARTESIO

LA VITA

Cartesio, nacque nel 1596 a La Haye, nella regione francese della Turenna. Proveniente da una famiglia borghese molto ricca, dopo gli studi dai gesuiti si laureò in diritto nel 1616. Nel 1618 si arruolò nell’esercito dei Paesi Bassi e, sotto la guida di un principe protestante andò a combattere in Germani nella Guerra dei Trent’anni.
Negli anni successivi,gli interessi di Cartesio si diressero soprattutto alla matematica e alla geometria, all’ottica e alla logica. Mentre era ancora soldato, il 10 novembre 1619 fece tre sogni, durante i quali, secondo i suoi racconti, ebbe un’istituzione fondamentale per tutta la costruzione del suo pensiero filosofico.
Probabilmente fu quello il periodo in cui Cartesio cominciò a elaborare i principi di una nuova scienza, che avesse un unico metodo strutturato come quello della matematica, valido per tutti i campi del sapere.


Cartesio decise di elaborare una nuova filosofia: per questo motivo, dopo aver a lungo viaggiato in Europa, si trasferì nei Paesi Bassi, dove era diffusa una maggiore tolleranza nei confronti delle dottrine filosofiche e religiose che si opponevano alla tradizione.
Nel 1637, pubblicò tre saggi scientifici: La Dottrina, Le Meteore e La Geometria, che erano preceduti da una prefazione intitolata Discorso sul metodo la quale diventò la più famosa delle sue opere. Cartesio intraprese un fitto scambio di lettere con filosofi e scienziati.

CARTESIO COME FILOSOFO

Cartesio viene comunemente ritenuto il fondatore del pensiero filosofico moderno, in quanto fu il primo, tra i pensatori moderni, a costruire un vero e proprio sistema filosofico. Ma fu anche un grandissimo scienziato in campo matematico: a lui dobbiamo l’invenzione dei cosiddetti assi cartesiani.
Questa nuova scienza filosofica doveva abbracciare tanto il mondo fisico quanto la psiche umana.
Secondo Cartesio, per elaborare questa nuova scienza filosofica era però necessario un metodo, che si ispirasse a quello della matematica: le verità filosofiche, secondo lui, si possono dimostrare seguendo gli stessi passaggi di un teorema matematico, perché entrambi ricorrono allo stesso strumento, cioè alla ragione. Fondandosi sulla ragione, il pensiero cartesiano può essere considerato come la base del razionalismo moderno.
 Il metodo proposto da Cartesio avrebbe consentito di giungere a una conoscenza certa: il mondo, secondo il filosofo, è infatti conoscibile e bisogna solo capire quale metodo sia efficace a questo scopo.

Le quattro regole del metodo sono:
-     -  evidenza (non considerare vera una cosa a meno che non ti sembri tale con piena evidenza, cioè senza il minimo dubbio

-     - analisi (dividi ogni problema complesso in parti più piccole e semplici),

-     - sintesi (organizza i pensieri con ordine, procedendo dagli oggetti più semplici a quelli più complessi),

-     - enumerazione (fai la rassegna dei passaggi dimostrativi per controllare di non aver dimenticato o sbagliato nulla).



Il percorso che conduce alla conoscenza inizia col dubbio, cioè col rifiuto di tutte le conoscenze che sono tramandate per abitudine e tradizione: è necessario, dunque, dubitare su tutto e considerare provvisoriamente come falso tutto ciò su cui il dubbio è possibile. Solo se, proseguendo su questo atteggiamento di critica radicale, si raggiunge un principio che resiste a ogni dubbio, esso potrà costituire la base per tutte le altre conoscenze e, quindi, la giustificazione del metodo: per questo si parla di dubbio metodico. Tuttavia, tutte le conoscenze devono essere sottoposte a dubbio: non solo le conoscenze sensibili ma anche le conoscenze matematiche. Il dubbio così si estende ogni cosa e diventa universale, trasformandosi in un dubbio iperbolico
Nel momento in cui stiamo dubitando stiamo anche pensando: se dubito, esisto in quanto entità spirituale che pensa e, quindi, sono un essere pensante. Da questa affermazione, Cartesio fa derivare una delle sue frasi più famose: Cogito, ergo, sum, cioè "penso (dubito), e quindi sono (esisto)". Secondo questa massima, so di esistere solo dopo aver pensato.

Cartesio è dunque sicuro dell’esistenza di Dio, come è sicuro dell’esistenza di un io pensante: ma poiché Dio è perfetto, è anche buono, e quindi non può ingannare l’uomo, né può esistere un genio maligno. Questa riflessione porta il filosofo ad affermare che il criterio delle idee chiare e distinte e l’esistenza di un mondo esterno conoscibile dall’uomo si sostengono su una garanzia offerta da Dio
. Se la nostra ragione identifica qualcosa in modo chiaro e distinto, questo qualcosa esiste perché Dio, nella sua perfezione, ci ha dato un’infallibile capacità di distinguere il vero dal falso. In altre parole, tutto ciò che ci appare chiaro ed evidente deve essere vero, perché Dio lo garantisce come tale. 

La realtà esterna, però, è diversa dalla realtà del pensiero. Secondo Cartesio, infatti, esistono due forme diverse di realtà, o due “sostanze”: la res extensa, cioè la sostanza estesa nello spazio (la materia), e la res cogitans, cioè la sostanza che pensa (la mente, l’anima). Mentre l’anima può solo pensare, e quindi non occupa alcuno spazio fisico ed è indivisibile, la materia occupa spazio e può essere divisa in parti più piccole, ma non ha alcuna coscienza. Entrambe queste sostanze derivano da Dio lo garantisce come tale.



 DUALISMO TRA ANIMA E CORPO

 Anche l’uomo può essere descritto come una macchina: le funzioni vitali e il sistema nervoso, infatti, possono essere descritti in termini meccanicistici. In questo senso, la morte non è altro che la dissoluzione della macchina umana.
Secondo Cartesio, come per Platone, esiste, nell'essere umano, un dualismo tra il corpo umano, che è una macchina, e la res cogitans (cioè l'anima): corpo e anima si uniscono, però, attraverso la ghiandola pineale, posta al centro del cervello. Questa ghiandola consentiva un continuo processo di azione e reazione tra "anima", che è superiore; e "corpo". Solo gli esseri umani, però, secondo il filosofo francese hanno un'anima: gli animali, invece, sono solo sostanza estesa.


martedì 6 novembre 2018

GIORDANO BRUNO

Giordano Bruno è l'artefice della moderna concezione dell'infinito: infatti, arriva ad affermare che l'universo è uno spazio infinito, costituito da infiniti mondi. Tale concezione si fonda sull'assunto che l'universo abbia una causa e un principio primo infinito, che si identifica con Dio.
L'universo, così inteso, è un unico grande essere animatori cui gli enti, compresi gli uomini, non sono che singole manifestazioni e in cui ogni cosa è inserita in un ordine gerarchico e collegata a tutte le altre. L'uomo, in quanto partecipe dell'ordine dell'universo, può impadronirsi delle sue leggi e conquistarne i segreti.
L'aspetto che risulta innovativo nella riflessione di Bruno è la sua immagine del cosmo, che contribuisce a scardinare la secolare e consolidata prospettiva aristotelica.
Per il filosofo greco, che credeva n un universo geocentrico, lo spazio infinito era inconcepibile: il solo fatto di ipotizzarlo avrebbe comportato una serie di paradossi. Per Bruno, al contrario, lo spazio non solo è infinito, coincidendo con l'infinità creatività della natura divina, ma contiene infiniti mondi. In tale universo "aperto" tutto è centro e periferia al tempo stesso e ogni stella può essere un sole al centro di altri universi: l'infinitamente grande coincide con l'ininitamente piccolo, il massimo con il minimo.
Una conseguenza significativa di questa concezione dell'universo è che la Terra e l'uomo sembrano non occupare più quel posto privilegiato (al centro del creato).


L'ESALTAZIONE DELLA TECNICA E DELLO SPIRITO D'INIZIATIVA DELL'UOMO
Bruno scrive Lo spaccio della bestia trionfante, in cui esalta l'uomo che dagli dei ha ricevuto in dono la capacità di contemplare e trasformare il mondo; questo lo ha reso simile a loro, sottraendo alla legge della necessità (a cui sottostanno tutti gli altri esseri). Ciò che differenzia l'uomo dagli altri animali è il possesso dell'intelletto e delle mani.
In tale prospettiva la capacità pratica e quella intellettiva non sono in contraddizione, ma risultano entrambe fondamentali per la comprensione e la trasformazione delle cose in vista del progresso tecnico e scientifico.
Con Bruno registriamo una novità rispetto al primo Umanesimo: con lui la dignità dell'uomo non è affidata soltanto alla forza dell'intelligenza, ma anche al lavoro manuale, che costituisce la causa ultima grazie alla quale l'uomo si è allontanato dalla condizione bestiale per avvicinarsi a quella divina.


lunedì 5 novembre 2018

BACONE

Nel quadro "rivoluzione scientifica" s'inserisce anche la figura dell'inglese Francis Bacon, il cui nome viene italianizzato in Francesco Bacone.
Egli occupa un posto di primo piano nella storia del pensiero del Cinquecento e Seicento, come interprete e cantore del valore e della possibilità della scienza moderna. Una scienza non più considerata teorica, ma proiettata nella dimensione pratica, come sapere utile, anche in virtù della stretta connessione con la tecnica.
Nel libro della Genesi, in cui si dice che Dio creando l'uomo gli diede la supremazia su tutte le creature, Bacone sostiene che tale è lo scodella scienza. La più grande ambizione che possa avere l'uomo possa nutrire è proprio quella di estendere, grazie alla tecnica e alla scienza, il suo dominio sulla natura. E dominare la natura non significa farle violenza, ma obbedire alle sue leggi , ossia conoscerla e rispettarne l'intima essenza.
E' proprio in questo contesto che si viene affermando una nuova figura di intellettuale: l'esperto di tecnologia, il practioner. In realtà non si tratta di un'unica figurava di una serie di nuovi  profili professionali (l'ingegnere militare e civile, il costruttore navale, il perfezionatore di strumenti tecnologici). All'interno di questa svolta epocale si situa la critica di Bacone alla filosofia aristotelica-scolastica.
Bacone è convinto che il progresso della conoscenza non possa essere il frutto del lavoro interno alle scuole filosofiche, ma debba rappresentare il parto maturo della moderna civiltà.


LA CRITICA ALLA TRADIZIONE E ALLA SUPERSTIZIONE
Bacone osserva che nelle arti meccaniche, cioè nell'ambito del sapere tecnico- scientifico, si registrano continui progressi, poiché esse si avvalgono dell'esperienza e del costante rapporto con la natura. Inoltre, mentre in tale campo c'è grande collaborazione tra i migliori ingegni, nella filosofia vige perlopiù il principio di autorità, per cui ci si sottomette ciecamente al magistero di una sola persona. Basta pensare al caso di Aristotele, il quale invece di portare avanti le sue indagini, ha preferito riprodurre passivamente le sue teorie.
Alla figura del" maestro" Bacone preferisce quella dell' "inventore", alla figura del sapiente quella del professionista che contribuisce al progresso della scienza. E' in quest'ottica che invita i suoi contemporanei a rifiutare la "dittatura" di Aristotele.
Per Bacone i moderni superano gli antichi perché hanno accumulato maggiori esperienze. La verità, infatti, è "figlia del tempo" e si rivela gradualmente all'uomo attraverso i vari contributi che si sommano e si accumulano nella storia.
Dura è la sua battaglia contro i maghi e gli astrologici particolare per il fatto che essi si servono di una lingua criptica ed enigmatica, comprensibile per la gente comune.
La magia e la scienza hanno una differente e inconciliabile finalità: la magia non mira a conseguire vantaggi per gli uomini, ma solo a suggestionare le persone e a sottometterle alla sua influenza. Secondo Bacone, essa raggiunge tale obbiettivo ricorrendo alla menzogna e all'inganno.
Nella sua celebre opera il Novum Organum (nuova logica), che già dal titolo allude a una contrapposizione rispetto alla logica aristotelica, troviamo la celebre dottrina degli idoli, ovvero i pregiudizi che ostacolano il raggiungimento della verità e che sono così profondamente radicati nella natura umana da richiedere, per la loro rimozione, una profonda rivoluzione culturale e filosofica. Gli idoli si dividono in quattro tipi.


GALILEO GALILEI

Galileo nasce a Pisa nel 1564
Ad essi si deve la prima verifica di tipo empirico della teoria copernicana, che per diventare una vera e propria teoria scientifica, dotata di un significato fisico oggettivo.
La teoria eliocentrica era stata divulgata come una prospettiva interessante per la spiegazione dei fenomeni, ma non come la risposta all'interrogativo sulla vera costituzione dell'universo; in quanto tale è stata accettata dalla Chiesa.
La novità della posizione di Galileo consiste proprio nel sostenere che il copernicanesimo rispecchia la vera struttura fisica dell'universo.
Galileo nel 1609 punta il telescopio al cielo per osservarne direttamente i fenomeni e provare che il Sole è al centro del nostro sistema planetario. Si tratta di una svolta epocale nella storia della scienza, egli cancella secoli di convinzioni (di derivazione aristotelica).
L'importanza di Galileo consiste dunque nel fatto che ha contribuito più di ogni altro alla riformulazione delle basi metodologiche della scienza moderna.



GLI STUDI E LA SCOPERTE ASTRONOMICHE
Galileo compì la sua formazione a Firenze e ottenne la prima docenza universitaria a Pisa, per poi passare a Padova nel 1592.
Nel 1609, avuta notizia dell'invezione del cannocchiale in Olanda, si diede a costruirne uno in proprio adattandolo all'osservazione dei corpi celesti. Galileo avendo una solida preparazione teorica e matematica, sapeva come utilizzare al meglio uno strumento così straordinario. Per questo lo puntò al cielo, per disvelare segreti nascosti da sempre all'occhio "nudo" dell'uomo. Quello che scoprì, sorprendente e rivoluzionario allo stesso tempo, segnò per sempre la storia della scienza e del pensiero, contribuendo a influenzare tragicamente l'esistenza del filosofo.
Galileo riuscì infatti a individuare la presenza delle macchie solari e a stabilire che la Luna presentava catene montuose, valli e crateri del tutto simili a quelli della Terra. Tali scoperte contribuirono a demolire l'impostazione della fisica aristotelica.
Un'altra grande scoperta galileiana, i quattro satelliti di Giove, servì a sottolineare ancora una volta la falsità aristotelica, dimostrando che non soltanto la Terra, ma anche gli altri pianeti avevano dei satelliti.



LA CONDANNA E L'ABIURA 
Tra scienza e fede non c'è una contraddizione, ma una separazione di competenze, essendo due ambiti diversi, con due linguaggi differenti, anche se riconducibili all'unico disegno del creatore.
In questo periodo l'atteggiamento della Chiesa si faceva sempre più aggressivo, nel 1616 il Sant'Uffizio condannava la dottrina eliocentrica come eretica e il cardinale Bellarmino intimava Galileo di abbandonare l'ipotesi copernicana. Alcuni anni dopo Galileo scrive Il saggiatore, che può intendersi come un manifesto della nuova scienza, contro gli errori e la falsità del dogmatismo.
Negli anni seguenti, grazie anche all'elevazione al pontificato del cardinale Barberini, che conosceva e stimava lo scienziato, Galileo poté godere di un periodo di pace e tranquillità. Frutto di questo periodo è la sua opera più matura e significativa, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, pensato con la finalità di essere il più possibile diffuso e compreso e con l'obbiettivo di far trionfare la verità della scienza copernicana. L'opera mostra in modo inconfondibile l'adesione al nuovo sistema astronomico.
L'opera, che in un primo momento aveva avuto l'autorizzazione ecclesiastica, fu subito dopo censurata. Galileo fu costretto a ritrattare. Condannato al carcere, ottenne di poter scontare la pena prima presso il vescovo di Siena e poi nella sua casa di Arcetri, vicino a Firenze. Egli fino alla fine non depose la sua carica polemica.
Morì l'8 gennaio 1642.



IL RUOLO DELL'ESPERIMENTO
Le ipotesi e le teorie devono sempre ottenere il "cimento", cioè la conferma o verifica sperimentale. Galileo ritiene che lo scienziato debba realizzare in laboratorio degli esperimenti, intesi come procedure artificiali volte a riprodurre in modo "semplificato" i fenomeni naturali, spogliandoli di tutti gli elementi e le circostanze che possono disturbarne o alternarne l'attuazione. La scienza moderna invoca la necessità di creare in laboratorio le condizioni per la verifica delle ipotesi.
In alcuni casi, però, il suddetto laboratorio è da intendersi in modo esclusivamente ideale, poiché non sempre quelle condizioni sono riproducibili. 
Il metodo scientifico galileiano implica una concezione matematica dell'universo e della natura. Tale concezione giustifica e fonda la possibilità della conoscenza umana che, nel suo procedere per osservazioni e ipotesi, rispecchia mirabilmente la struttura della realtà fisica.
Galileo può essere considerato a pieno titolo l'iniziatore della scienza moderna.




domenica 4 novembre 2018

CAMPANELLA

Tommaso Campanella si ispira al pensiero di Telsio. E' nato in Calabria ed era frate domenicano che, accusato di eresia per l'adesione al naturalismo, fu processato dall'Inquisizione e trascorse in carcere molti anni della sua tormentata esistenza.
L'aspetto più importante della sua filosofia è la rivalutazione culturale e pedagogica della natura . Campanella rigetta la cultura libresca, appellandosi all'esperienza diretta della realtà.
Egli reinterpreta la fisica di Telesio che lo portano a sostenere l'universale animazione di tutte le cose del mondo. Queste sono dotate di sensibilità.
L'esperienza sensibile è per il filosofo calabrese il fulcro dell'attività conoscitiva: a differenza della ragione i sensi non hanno bisogno di prove e garantiscono una certa conoscenza.
Dio crea e governa il mondo attraverso tre principi fondamentali:
- la Potenza: rende ogni cosa necessariamente come dev'essere
- la Sapienza: da cui deriva l'armonia che regge il mondo
- l'Amore: indirizza ogni cosa verso il suo fine supremo


LA CITTA' DEL SOLE
L'opera più nota di Campanella è "La città del sole", un testo appartenente al genere letterario dell' "utopia", dove si delineavano le caratteristiche di uno Stato perfetto. In questo testo Campanella propone un modello ideale di società, che egli si illuse di poter realizzare concretamente. L'opera si svolge come un dialogo tra un nobile e un navigatore genovese: quest'ultimo racconta la storia di una città che ha potuto visitare in un'isola equatoriale, città in cui la famiglia è abolita, la proprietà privata e la schiavitù aborrite, il lavoro considerato un grande valore. In tale società il potere è affidato a un sommo sacerdote, Sol, e a tre ministri, Pon, Sir e Mor, personificazioni della potenza, della sapienza e dell'amore.
Egli riserva una grande attenzione alla formazione dei ragazzi, sottolineando non solo la necessità di un' istruzione basata sull'osservazione diretta delle cose, ma anche il bisogno di sradicare dal mondo l'ignoranza, fonte di tutti i mali.


TELESIO


Un aspetto importante della civiltà rinascimentale è il nuovo modo di guardare alla natura: quest'ultima, sottratta alle considerazioni teologiche e alle interpretazioni di tipo magico, comincia a essere esplorata con gli occhi dello scienziato.
Tale concezione è già in parte presente in un'opera del pensatore Bernardino Telesio, intitolata La natura secondo i propri principi. In essa l'autore, staccandosi dalla visione metafisica medievale, afferma che l'uomo non deve imporre schemi a priori alla natura, ma deve scoprire le leggi specifiche che ne regolano la vita.
Per Telesio queste leggi si identificano con l'azione di due forze contrastanti, il caldo, forza dilatante e principio di movimento, e il freddo, forza condensante e principio di immobilità, le quali nell'universo si applicano alla materia intesa come sostrato fisico inerte.
La sostanza, che è dunque data dall'unione di forza e materia, ha un carattere dinamico.
Secondo Telesio, i filosofi e gli scienziati non hanno avuto l'umiltà di osservare come le cose si verificano effettivamente, ma hanno proiettato su di esse caratteristiche e proprietà che esistevano soltanto nella loro immaginazione.
Telesio invita l'intellettuale a "indagare il mondo e le sue singole parti", poiché ognuna di esse, se correttamente osservata, manifesterà la propria grandezza, forza ed essenza.


IL LEGAME TRA MAGIA E INDAGINE NATURALISTICA

Telesio attribuisce una preminenza assoluta alla percezione sensibile, a scapito della facoltà intelletiva. Secondo il filosofo anche gli oggetti materiali hanno una forma, inferiore, di sensibilità, cioè possono percepire la modificazione del loro stato provocata dal contatto con gli altri corpi. Non c'è dunque differenza tra organico e inorganico.
Tale visione ricollega in qualche modo Telesio alla magia rinascimentale, che affermava l'analogia tra la natura e l'uomo.
Il legame tra scienza e magia è molto stretto: entrambe cercano di comprendere la natura per trasformarla a beneficio dell'uomo, ma la scienza non si affida a procedure come formule o rituali, adoperando piuttosto l'osservazione e il calcolo, la ragione e la matematica.

martedì 30 ottobre 2018

LA RISCOPERTA DI PLATONE E ARISTOTELE

Due principali correnti di pensiero che caratterizzano l'epoca: quella dei platonici e quella degli aristotelici. Con l'Umanesimo si verifica una vera e propria riscoperta di Platone, le cui opere vengono conosciute integralmente grazie alla traduzione in latino. Anche gli studi aristotelici subiscono una profonda rivisitazione, dovuta alle nuove traduzioni e i relativi commenti si intende recuperare l'autenticità della filosofia aristotelica al di là delle superate e complesse interpretazioni scolastiche e medievali.
I platonici sono interessati soprattutto ad una rinascita spirituale e religiosa.
Gli aristotelici trovano nei testi di Aristotele uno stimolo per l'approfondimento della ricerca razionale e naturalistica.
I centri geografici di queste correnti sono rispettivamente Firenze per il platonismo e Padova per l'aristotelismo.