martedì 6 novembre 2018

GIORDANO BRUNO

Giordano Bruno è l'artefice della moderna concezione dell'infinito: infatti, arriva ad affermare che l'universo è uno spazio infinito, costituito da infiniti mondi. Tale concezione si fonda sull'assunto che l'universo abbia una causa e un principio primo infinito, che si identifica con Dio.
L'universo, così inteso, è un unico grande essere animatori cui gli enti, compresi gli uomini, non sono che singole manifestazioni e in cui ogni cosa è inserita in un ordine gerarchico e collegata a tutte le altre. L'uomo, in quanto partecipe dell'ordine dell'universo, può impadronirsi delle sue leggi e conquistarne i segreti.
L'aspetto che risulta innovativo nella riflessione di Bruno è la sua immagine del cosmo, che contribuisce a scardinare la secolare e consolidata prospettiva aristotelica.
Per il filosofo greco, che credeva n un universo geocentrico, lo spazio infinito era inconcepibile: il solo fatto di ipotizzarlo avrebbe comportato una serie di paradossi. Per Bruno, al contrario, lo spazio non solo è infinito, coincidendo con l'infinità creatività della natura divina, ma contiene infiniti mondi. In tale universo "aperto" tutto è centro e periferia al tempo stesso e ogni stella può essere un sole al centro di altri universi: l'infinitamente grande coincide con l'ininitamente piccolo, il massimo con il minimo.
Una conseguenza significativa di questa concezione dell'universo è che la Terra e l'uomo sembrano non occupare più quel posto privilegiato (al centro del creato).


L'ESALTAZIONE DELLA TECNICA E DELLO SPIRITO D'INIZIATIVA DELL'UOMO
Bruno scrive Lo spaccio della bestia trionfante, in cui esalta l'uomo che dagli dei ha ricevuto in dono la capacità di contemplare e trasformare il mondo; questo lo ha reso simile a loro, sottraendo alla legge della necessità (a cui sottostanno tutti gli altri esseri). Ciò che differenzia l'uomo dagli altri animali è il possesso dell'intelletto e delle mani.
In tale prospettiva la capacità pratica e quella intellettiva non sono in contraddizione, ma risultano entrambe fondamentali per la comprensione e la trasformazione delle cose in vista del progresso tecnico e scientifico.
Con Bruno registriamo una novità rispetto al primo Umanesimo: con lui la dignità dell'uomo non è affidata soltanto alla forza dell'intelligenza, ma anche al lavoro manuale, che costituisce la causa ultima grazie alla quale l'uomo si è allontanato dalla condizione bestiale per avvicinarsi a quella divina.


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